Pakistan-Iran: cosa accade?

Iran/Pakistan. Scintille in una prateria esplosiva

Botta e risposta a colpi di raid aerei, droni e missili tra Teheran e Islamabad sul confine che divide il Belucistan. Gaza sullo sfondo. Sul sito www.atlanteguerre.it un articolo di Emanuele Giordana su ciò che sta accadendo 

Stamattina (18 Gennaio ndr) il Pakistan ha colpito nella provincia iraniana del Sistan-Baluchestan, meno di 48 ore dopo che l’Iran aveva violato il suo spazio aereo. Secondo una dichiarazione rilasciata dai militari pachistani, citata dal quotidiano Dawn, “I nascondigli utilizzati dalle organizzazioni terroristiche, vale a dire l’Esercito di Liberazione del Balochistan (BLA) e il Fronte di Liberazione del Balochistan (BLF)” sono stati colpiti in un’operazione di intelligence denominata in codice Marg Bar Sarmachar. Nel frattempo, l’agenzia di stampa iraniana IRNA riferiva che nove persone sono state uccise nell’attacco contro un villaggio nella città di Saravan.

Il Pakistan aveva già reagito ieri con prevedibile durezza alla “violazione palese e immotivata della sua sovranità da parte dell’Iran”, bollata come uno schiaffo al diritto internazionale e alla Carta dei principi dell’Onu. E ha deciso di richiamare il suo ambasciatore e di sospendere tutte le visite ad alto livello in corso o pianificate tra i due Paesi a seguito di un atto “illegale è del tutto inaccettabile” cui Islamabad “si riserva il diritto di rispondere” come è scritto in un messaggio inviato a Teheran: “responsabile delle conseguenze” di quanto potrebbe accadere. Dopo le parole di mercoledi, ecco i fatti giovedi mattina mentre ci si interroga ancora sui reali motivi che hanno spinto la Repubblica islamica a tanto.

La scusa ufficiale iraniana è che era necessario colpire e neutralizzare “ due roccaforti chiave del gruppo terroristico Jaysh al-Dhulm (Jaish al-Adl) in Pakistan… prese di mira e demolite con successo da una combinazione di attacchi missilistici e droni”, come ha spiegato l’agenzia di stampa Tasnim citata anche dalla stampa pachistana. L’attacco sarebbe la risposta alla morte di diversi membri delle forze dell’ordine iraniane e a un attacco alla città di Rask (Sistan-Belucistan iraniano) di cui sarebbe responsabile il gruppo sunnita. Ma in passato Iran e Pakistan hanno collaborato sul dossier, benché Teheran ritenga Islamabad responsabile di offrire un rifugio sicuro ai terroristi separatisti di Jaysh al-Dhulm (una delle varie sigle jihadiste originate dallo storico gruppo Jundullah il cui capo – Abdolmalek Rigi – è stato ucciso in Iran nel 2010) che godrebbe anche di appoggi sauditi. L’organizzazione salafita vorrebbe l’indipendenza di un’area dell’Iran abitata da sunniti ed è dunque una spina nel fianco di Teheran. Ma mai si era arrivati a tanto.

L’attacco iraniano nel Belucistan pachistano, oltre a mostrare i muscoli, non sembra però un’azione improvvisata che scuote un Paese attraversato da turbolenze e violenze politiche mentre è in carica un governo a interim che sta preparando le elezioni di febbraio. Nonostante i rapporti tra i due Paesi siano sempre stati tesi, dare la stura a una reazione imprevedibile in questo frangente sembra piuttosto un piano ben preciso per dare fastidio non tanto al Pakistan quanto a uno dei suoi alleati maggiori: gli Stati Uniti. Paese con cui Islamabad ha una relazione controversa da sempre (Islamabad autorizzò le basi per colpire l’Afghanistan ma ospitò Bin Laden e fornì rifugio ai Talebani) ma che ultimamente, con la cacciata di Imran Khan dall’agone politico (è in carcere e non potrà presentarsi candidato né i suoi accoliti potranno utilizzare lo stemma del suo partito) è tornato in auge.

Se la strategia è punire i nemici nei Paesi limitrofi ma anche le alleanze più o meno forti con Washington, colpire il Belucistan (l’area di confine tra i due Paesi) assesta un colpo a chi ha scelto di allearsi con un impero già in difficoltà in Siria e in Iraq e sul filo del rasoio nei suoi rapporti con Islamabad. Il problema è che la Terra dei Puri è un Paese con la bomba atomica, governato da una casta militare che manovra il potere politico e che attraversa un momento di lucida paranoia dal momento che i suoi rapporti con altri due vicini – India e Afghanistan – sono particolarmente tesi. Se il piano è creare scompiglio tra gli attori regionali mediorientali fino al subcontinente indiano, allargando così i vari fronti che circondano l’incendio di Gaza, il colpo è riuscito ma con quali conseguenze? Con la messa fuori gioco di Imran Khan, il cricketer prestato alla politica che gode di vasti consensi ma è rinchiuso con accuse pesantissime, i rapporti tra Pakistan e Russia si sono incrinati mentre si è rafforzata l’asse con Washington, accusata da Imran di essere dietro alla sua destituzione. Scelta che ovviamente a Teheran non è piaciuta. La Cina? Sta a guardare e chiede “moderazione”. E con lei persino i Talebani chiedono che si calmino le acque.