Storie di vera accoglienza

Migranti dal mondo nella città: a Schio i pionieri dell'accoglienza

Sul sito www.bancaetica.it un articolo su una reale politica di integrazione

«L’esperienza pluriennale maturata nel settore, il radicamento nel territorio, il sistemMia di accoglienza attento alle persone, ospitate in piccoli gruppi e in contesti familiari, fanno la forza dell’attività dell’associazione»: Chiara Sarpellon, responsabile della filiale di Banca Etica di Vicenza, delinea così alcuni dei punti qualificanti di una organizzazione come Il mondo nella città, costituitasi nel paese di Schio (Vi) più di vent’anni fa, e quindi in qualche modo espressione di una visione aperta e predittiva dei bisogni che le migrazioni – oggi più che mai – stanno sperimentando, e noi con esse.

Come testimoniano le parole del suo presidente, Andrea Mano: «Nata come associazione di volontari che volevano fare qualcosa per occuparsi dei primi sbarchi e degli arrivi di rifugiati e richiedenti asilo, l’idea originaria – che ci  ha dato anche il nome – era portare tra noi un mondo che all’epoca giungeva da lontano dentro la nostra città, e ancora oggi passa dal nostro Paese attraverso gli sbarchi e la famosa rotta balcanica. Tra le prime realtà dedicate a questo tipo di interventi, Il mondo nella città ha visto avvicendarsi le proprie persone nel tempo e trascorrere anche mutamenti al proprio interno, in sintonia con il rafforzamento delle esigenze di accoglienza e di creare una breccia nella società perché le persone migranti possano inserirsi, fino a tradurre un’attività volontaria in una un’attività professionale specializzata che oggi occupa 13 persone».

Il mondo nella città accompagna dunque i cittadini stranieri nel percorso dell’integrazione, persone che hanno ottenuto il diritto d’asilo e godono della protezione internazionale o che hanno bisogno di alcuni servizi. La progettualità più importante che l’associazione segue, come ente gestore e capofila di Santorso in una rete che conta 13 amministrazioni locali, è il Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), cioè la progettualità pubblica dello Stato italiano gestita da Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e Ministero degli Interni.

Il progetto attualmente accoglie 89 rifugiati all’interno di una ventina di strutture, ovvero piccoli appartamenti diffusi nel territorio abitati da 4 o 5 persone al massimo, donne singole o nuclei familiari, eventualmente monoparentali, con minori sempre accompagnati dai genitori. Queste persone vengono accompagnate nelle necessità e nelle incombenze quotidiane (vitto, pagamento bollette e spese…) e attraverso l’insegnamento della lingua italiana grazie a una scuola interna aperta anche al territorio e sede di esami per le certificazioni linguistiche di legge, nonché sede distaccata dell’Università per stranieri di Siena. Attualmente ci sono beneficiari del progetto da Mali, Nigeria, Senegal, Siria, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Ucraina, Costa d’Avorio, Somalia… che svolgono pure attività di formazione finalizzata ad accedere al lavoro all’interno del circuito dei centri per l’impiego e delle agenzie private, o direttamente con le aziende del settore industriale o commerciale della zona.

L’associazione vanta una lunga collaborazione funzionale con Banca Etica, avvalendosi ad esempio dei servizi di anticipo fatture necessari per gestire burocrazia e pagamenti con gli enti locali, ma soprattutto una affinità valoriale che, per coerenza, l’ha indirizzata verso la finanza etica. «La scelta di Banca Etica – conclude il presidente – deriva dal fatto che siamo consapevoli che l’emigrazione non è un fenomeno che si autoalimenta e si produce in modo avulso dal contesto sociale, storico ed economico dei Paesi di partenza. Sappiamo bene che non avrebbe senso sia operare per l’accoglienza e l’integrazione delle persone che giungono in Italia, sia alimentare processi economici che possono contrastare la spinta a migrare, fare accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo in fuga dalla guerra e poi tenere i soldi in una banca che finanzia armamenti. Questa si è rivelata una esigenza etica imprescindibile per provare a far quadrare il cerchio, cosicché i soldi che la nostra associazione fa circolare non vadano ad alimentare il circuito che tentiamo di osteggiare». Una volontà forte, dunque, di fare la cosa giusta – come si suol dire – favorita peraltro dal fatto che sono centinaia i soci di Banca Etica attivi nei Gruppi di iniziativa territoriale (i Git) tra Bassano del Grappa, Vicenza, appunto, e Schio.