Io, Nobel in carcere dico: uniamoci e vinceremo

Su La Stampa di Torino, l'appello del Premio Nobel per la Pace 2023, Narges Mohammadi, dal carcere iraniano

Consapevole popolo dell'Iran, sono Narges Mohammadi. State ascoltando la mia voce che vi parla dalla prigione di Evin. La mia scheda telefonica è stata disconnessa cinque mesi fa e da allora sono muta: sto inviando questo messaggio vocale utilizzando la scheda della giornalista e sindacalista Sepideh Gholian.

Un'ora fa, Dina Ghalibaf, una delle ragazze dell'Iran, è arrivata nel reparto femminile della prigione di Evin con segni evidenti di contusioni sul corpo e ha raccontato di abusi sessuali. Per anni siamo state testimoni dell'esperienza di tante donne che hanno subito aggressioni, violenze e percosse da parte degli agenti della Repubblica Islamica. Tuttavia oggi, non per una prova di forza ma per disperazione, il governo ha scatenato una guerra a tutto campo contro le donne in ogni strada dell'Iran.

... Consapevole popolo dell'Iran chiedo a voi tutti, artisti, intellettuali, lavoratori, insegnanti, studenti, donne e uomini all'interno e all'esterno del Paese di unirvi in un unico grido contro questa guerra alle donne. 

Popoli del mondo, mi appello anche a voi affinché facciate il possibile per fermare questa guerra feroce che mostra il volto più mostruoso e terrificante dell'apartheid di genere in Iran.

...Noi donne viviamo la resistenza tutti i giorni e sentiamo su di noi gli stivali della tirannia per la strada, in prigione, dovunque. A tutti voi, dico, non sottovalutate il potere di condividere le vostre, le nostre esperienze.

...Lunga vita alla resistenza!

Lunga vita alla libertà!

Lunga vita alle inarrestabili e coraggiose donne dell'Iran!