Bergonzoni al tavolo delle trattative
Alessandro Bergonzoni apre "il tavolo delle Trattative"
Bergonzoni, Premio Nazionale "Cultura della Pace-Città di Sansepolcro" nel 2022, crea un'installazione artistica che ha molti risvolti sociali e di attualità
Palazzo Pepoli partecipa al ricchissimo cartellone di ART CITY Bologna 2025 con "Il tavolo delle trattative", un’installazione di sensibilizzazione artistico sociale ideata e realizzata dall'artista Alessandro Bergonzoni.
Esposta nella Sala della Cultura a Palazzo Pepoli, dal 5 al 10 febbraio 2025, "Il tavolo delle trattative" nasce come un’opera viva che vuole diventare fulcro di convergenza e dialogo, per promuovere un confronto sulla pace e sulla necessità del “trattare“, accogliendo i contributi di artisti, intellettuali, esponenti pubblici, associazioni e persone della società civile.
Il vernissage avverrà in occasione della conferenza stampa fissata per mercoledì 5 febbraio 2025 alle ore 13 a Palazzo Pepoli, in Via Castiglione 8, Bologna.
Diverse iniziative si susseguiranno in particolare durante la Art City White Night, sabato 8 febbraio 2025, dalle 20.00 alle 24.00, mentre il finissage si terrà il 10 febbraio 2025, in occasione della conclusione ufficiale dell’installazione con una tavola “delle trattative” tra l’artista, i rappresentanti delle istituzioni e delle diverse fedi nella città di Bologna.
Il tavolo delle Trattative
Progetto artistico di Alessandro Bergonzoni
Vorrei aver le gambe!
Questa la mia richiesta di un anno fa ad Emergency, nel suo trentennale e che quest’anno lancia la campagna “R1PUD1A” anche a Bologna.
Prontamente, pur compatibilmente al correre per il mondo a curare i danni delle guerre, me le hanno fatte avere.
Da tempo volevo realizzare un’opera, una installazione artistica per “ unire” appunto arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni, un gesto, un simbolo di quanto stava accadendo e continua ad accadere nel mondo tutto: Kurdistan, Iraq, Ucraina, Russia, Israele, Palestina, Libano Giordania, Mozambico e tanta Africa… (più di cinquanta conflitti, per i quali auspico e propongo l’esposizione nelle città di tutti i vessilli dei paesi coinvolti, bandiera arcobaleno e bianca compresa, perché non é una resa, ma rende, cioè restituisce l’idea di dignità, anche a chi non vuole più uccidere né sacrificare in maggior parte i civili, per qualsiasi ragione,o torto subito).
Virtualmente e spero non solo, questo tavolo deve stare in tutti i “teatri” di guerra, dove l’unico pubblico che c’è spesso è lontano migliaia di chilometri e sta a guardare più o meno impotente, o peggio ancora è pubblico pagante cioè che, connivente, foraggia ed alimenta con armi e mezzi di ogni genere, quel palco dove gli attori continuano a morire ad estinguersi e a soffrire, come lo stesso copione recita: colonizzare, conquistare, invadere, profanare, bombardare, con fierezza direi atomica!
Ecco perché ho pensato ad un tavolo, anche “anatomico”, delle trattative: per poter sedercisi attorno e cominciare un’operazione quasi clinica: “sviscerare” analizzare, osservare e studiare macroscopicamente e microscopicamente, come accordarsi, cominciare a smettere di ripetere all’infinito il sabba della guerra, stregati dagli eccidi fin dall’inizio del mondo.
Per iniziare una “rievoluzione” sovrumana che possa portare al di là di ogni conflitto etnico religioso economico, attraverso la pace, che è soprattutto mezzo, non solo meta: il fine ultimo, é una ri nascita dell'universo (e con la parola verso chiedo, oltre all’arte, “maidellaguerra”, anche alla poesia, di riscrivere ben altri spartiti, testi, teste e concordati).
Trattative che, per chi ci si siederà attorno dicevo, poggiano materialmente su “arti” artificiali: quelli dei tanti chi,che le gambe le hanno perdute per sempre, ma che nonostante tutto “sostengono”, metaforicamente e simbolicamente oltre che architettonicamente, proprio il peso dell'appoggiarvisi, intavolando compromessi, diplomazia, scambio di idee, e strategie altre (non solo geopolitiche, ma antropologiche, filosofiche e spirituali).
Sono coloro che vorranno, dovranno, e sapranno imprimere (in primis), nuova energia vitale alla terra, ai sui abitanti, spaesati e non, immigrati dell'obbligo in fuga dalle guerre e che rischiano ancora la vita a forza di non essere salvati, anneganti o allo stremo, conosciuti o sconosciuti ai più: purché quei più non si trasformino ancora e sempre in croci.
Il Comune di Bologna, presentata l’idea, mi ha offerto, convinto e coinvolto, la Sala della Cultura al secondo piano di Palazzo Pepoli -sede degli incontri Prospettiva Bologna- che diventa sala espositiva e soprattutto mi darà la possibilità di condividere per una settimana e più, con la cittadinanza tutta, alcuni momenti “performativi” e rappresentativi condivisi, non solo espositivi (come la notte bianca di ArtCity dell’8 febbraio).
Il giorno 5 alle 13 terrò una conferenza stampa, aperta e pubblica, su questa installazione: una specie di vernissage, per capire di cosa si tratta quando inizia una trattativa, e di come si dovrebbero trattare le popolazioni la terra e il pianeta tutto, maltrattati. Una visione che svela tutti i moventi d’arti e d’arte, antimorti e antimorenti: Pace, diritti, non violenza e anche vera e propria “diserzione” dall’essere “umano”,(ancora incapace di “sovrumano”), se “uomo” ora è soprattutto chi, attaccando o difendendosi , perde l’unica infinita dimensione del bene, dell’altro, del limite, e nella dismisura perpetra crimini fino al demoniaco, contro ogni essenza del sacro, di vita, considerata ormai pari al nulla.
L’essere super potenze, titolari unici della giustizia migliore o dell’appartenenza a una genia perfetta, terroristi o governi di sfondamento e conquista, multinazionali o industriali delle armi, dittatori o democratici sostenitori della rappresaglia benedetta da un qualsiasi Dio, finanza compresa, dovrebbero finire d’essere l’alibi, le “ragioni” o i “torti”: credo che su questo tavolo, vadano analizzati, a cuore aperto dalle nostre anime, ad arte, non solo dai grandi o minuscoli della terra. Da noi che siamo gli esseri primi ed ultimi curatori della terra, anzi dal cosmo, ereditato, in natura. Ogni natura.
Il giorno 10 febbraio alle 19 ,ho pensato quindi ad una tavola non rotonda, ma delle trattative, con alcuni rappresentanti delle realtà civili politiche e religiose del nostro territorio.
Hanno dato la loro adesione il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, Yassine Laframe, imam della comunità musulmana della nostra città, Daniele De Paz, presidente della comunità ebraica bolognese, Matteo Lepore, sindaco di Bologna ed il sottoscritto.
Stiamo creando alcuni eventi, in via di definizione, che vedranno la partecipazione nei giorni dal 5 al 10 di febbraio, di varie associazioni, compresa Emergency stessa, di artisti della nostra città , dell'Accademia di Belle arti e non solo, che vorranno rispondere a questo invito: portare la loro voce, il loro operato, i loro corpi (arti in tutti i sensi) attorno, sopra, e accanto a questo tavolo. Liberamente, e anche per liberare chi non può scappare, se non a gambe levate, dalla fine “artis”.
ALESSANDRO BERGONZONI