Basta con la politica di Pilato ed Erode che uccide i bambini dilaniati dalle bombe! Su www.mosaicodipace.it un articolo di Sergio Paronetto sulla politica di Papa Leone XIV contro la guerra
“In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità, da cui scaturiscono, producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità […] senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati”. Così scrive Leone XIV il 2 luglio 2025 nel potente messaggio “Semi di pace e di speranza”, preparato per la Giornata mondiale del creato del 1° settembre 2025, plasmato dalla Laudato Si’ e dalla Laudate Deum di papa Francesco.
Interessante la sua specificazione a proposito dell’impegno sociale per la cura della famiglia umana e del creato, ritenuto parte integrante della pastorale perché “questione di fede e di umanità”, intima alla dimensione della fede in Cristo risorto. “Perché la pace si diffonda – specifica papa Leone – io impiegherò ogni sforzo” (14 maggio). Così, “raccogliamo la preziosa eredità di papa Francesco e riprendiamo il cammino animati dalla speranza che viene dalla fede” (10 maggio).
Peccato e ingiustizia
Tenace e costante, concreta e lungimirante, è nel magistero degli ultimi Papi la denuncia del terribile circolo vizioso che coinvolge, simultaneamente, le crescenti ingiustizie, la produzione e il commercio delle armi, la moltiplicazione delle guerre, la devastazione ambientale, le catastrofi naturali, le migrazioni forzate, la miseria e la fame e così via verso nuove ingiustizie e nuove guerre.
Giovanni Paolo II parlava di “strutture di peccato”. Francesco di “economia che uccide” (Evangelii gaudium, 54) o di “terrorismo invisibile, esistenziale” (ai movimenti popolari, Roma 2016). Nel febbraio 2020, Bergoglio dichiarava che “la più grande struttura del peccato, o la più grande struttura dell’ingiustizia, è la stessa industria della guerra, poiché è denaro e tempo al servizio della divisione e della morte. Il mondo perde miliardi di dollari in armamenti e violenza ogni anno, il che porrebbe fine alla povertà e all’analfabetismo se potessero essere reindirizzati” (Pontificia Accademia delle Scienze sociali). Papa Leone oggi lo chiama “voragine irreparabile” (22 giugno).
Pace disarmata
Già il suo predecessore Leone XIII nel 1894, nel messaggio ai sovrani e ai popoli (“Praeclara gratulationes”), davanti alla “gara nell’allestimento di apparati bellici” che rovina le finanze pubbliche per le enormi spese, esclamava accorato che “non è più a lungo sopportabile questa pace armata”. Da qui forse deriva la folgorante definizione prevostiana della “pace disarmata e disarmante”, cioè di una nonviolenza attiva che le Diocesi stesse dovrebbero vivere, insegnare e praticare con corsi e iniziative apposite (17 giugno 2025, alla Conferenza episcopale italiana). Un’indicazione interessante e innovativa di cui si sta parlando anche nel percorso sinodale italiano che terminerà, formalmente, in ottobre.
Denuncia e proposta
La denuncia pontificia, bruciante e scomoda, è poco nota. La dottrina sociale della Chiesa, che Leone preferisce chiamare “disciplina” o “sapere sociale”, è in fase evolutiva, sfidata dalle vicende della geopolitica internazionale, dominata dal primato della forza armata e dal possibile uso distruttivo dell’intelligenza artificiale.
La denuncia dei Papi, attenta alla difesa della dignità umana, alla promozione del bene comune e alla tutela dello sviluppo integrale, si è accompagnata alla proposta reiterata di un nuovo ordine economico internazionale, di una nuova architettura finanziaria, a partire dalla costituzione di un Fondo mondiale che utilizzi almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti (Populorum progressio n. 51, Fratelli tutti n. 262, Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2025, “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”).
Giustizia e dialogo
Leone XIV ne è consapevole. Il 16 maggio 2025, al Corpo diplomatico, ricorda il legame stretto tra pace e giustizia. “La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi. In quest’ottica, ritengo fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo interreligioso possono svolgere per favorire contesti di pace […]. In questa prospettiva è necessario ridare respiro alla diplomazia multilaterale e a quelle istituzioni internazionali che sono state volute e pensate anzitutto per porre rimedio alle contese che potessero insorgere in seno alla Comunità internazionale. Certo, occorre anche la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte […]. Perseguire la pace esige di praticare la giustizia [...]. Nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, la Santa Sede non può esimersi dal far sentire la propria voce dinanzi ai numerosi squilibri e alle ingiustizie che conducono, tra l’altro, a condizioni indegne di lavoro e a società sempre più frammentate e conflittuali”. Alla FAO, il 30 giugno, Leone denuncia anche “l’uso iniquo della fame come arma di guerra”. Osserva che “affamare una popolazione è un modo molto economico per fare guerra”. Dichiara che “le risorse finanziarie e tecnologiche sono distolte dall’obiettivo di sradicare povertà e fame perché usate per la produzione e il commercio delle armi”, mentre vertici politici si ingrassano con la corruzione e con l’impunità.
Propagande di riarmo
Di notevole spessore il discorso ai Responsabili delle opere di assistenza per le Chiese orientali (Roaco) del 26 giugno. Contro il preistorico motto, “triste e desolante”, sempre ripetuto (“Se vuoi la pace prepara la guerra”), Leone dichiara che oggi la violenza si abbatte con una “veemenza diabolica mai vista prima” mentre il diritto internazionale viene abbandonato: “Questo è indegno dell’uomo, è vergognoso per l’umanità e per i responsabili delle nazioni”. Infatti, “come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta? La gente è sempre meno ignara della quantità di soldi che vanno nelle tasche dei mercanti di morte e con i quali si potrebbero costruire ospedali e scuole, e invece si distruggono quelli già costruiti”.
Per questo, aggiunge il Papa, occorre “sdegnarci, alzare la voce, rimboccarci le maniche, favorire il dialogo, pregare, testimoniare, imitare Cristo, mostrando un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato: uno, per paura di essere spodestato aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro, si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile”.