Caso Almasri: Bergonzoni commenta

Il caso Almasri e il Sacro Sovrumano Nonimpero

Il drammaturgo e scrittore Alessandro Bergonzoni sul caso del torturatore libico scarcerato su la Repubblica del 23 Gennaio 2025. Bergonzoni, Premio Nazionale "Cultura della Pace-Città di Sansepolcro" nel 2022 commenta, a suo modo, il vergognoso caso della scarcerazione di Almasri, il torturatore libico


Buongiorno, oh miriade di bei ragazzi che le piazze riempite per la memoria indelebile di tutte le Cecchettin violentate o uccise da parenti amici o uominimi in preda al delirio di onnipotenza patriarcale e non, incapaci di curare le proprie patologie sessuali omicide e di maschiume! Buongiorno, oh Italia unita e compatta per una volta in nome e per conto della giustizia e della carcerazione ingiusta e dittatoriale sulla persona di Cecilia Sala, prontamente rilasciata grazie anche al nostro governo tutto, in perfetta forma, contro le imperfette forme della tortura di stati antidemocratici lontani! (lasciatemi ricordare, con bene, Zaki, Regeni e perché no Cucchi e altri tanti qui e non più). Salve. 

Buongiorno anche ad ognuno di noi, oh incapaci, di collegare quanto detto sopra, col rimpatrio del generale libico Almasri, colpito da mandato di cattura della corte penale internazionale, liberato dallo Stato italiano, rimandato al volo in Libia (leggasi la differenza crimini per l'immunità vs crimini contro l’umanità). Errore procedurale con anche scuse ufficiali: ormai la corte penale de L'Aia per alcuni è diventata la morte penale dei diritti umani…

Ma lasciando a chi ne sa di più di diritto (?) internazionale, chiedo se siamo in grado di capire (o la nostra “capienza” si limita al contenere quantità di ingiustizie e di incongruenze esistenziali) che il ruolo di quel “generale” era quello di violentare, torturare ed uccidere donne ma non “nostre”, con l’avvallo dell'Italia e dell'Europa finanziatrici conniventi di qualsiasi fermamigranti” in tutti quei cpr. 

Italia ed Europa che chiedono a paesi amici (in)sicuri, di nascondere tutte le Cecchettin e le Sala, consegnandole tranquillamente alla ferocia di aguzzini istituzionalizzati e conosciuti.

Non ce la facciamo proprio a percepire che l'indirettamente è comunque il direttamente, che ogni tipo di atrocità commessa a distanza e su commissione, dovrebbe aver a che fare con la stessa riprovazione nazionale coesa, con reazione di piazza che c’è per le nostre concittadine giornaliste, studentesse studenti scrittori ricercatori.

Ancora abbiamo occhi separati, lenti differenti, che ci fanno vedere in parte, diventando di parte, separando morti identiche, stupri simili tra simili …

Tutto nasce da accordi con certi Stati (?) con cui facciamo scambi economici e di interessi ben superiori alla vita umana?

Bene (per alcuni), ma se il nostro Stato non é in grado di fare o meglio non fa distinguo, almeno noi cittadini in ansia per le violenze sulle donne, o per una giornalista rapita, cominciamo una compatta e precisa sollevazione (mai più dirò battaglia) di unità civile, antropologica, spirituale e d’anime, prima che unità nazionale. Almeno nella nostra piazza interiore, in noi, tutti i giorni, così da poter ri creare coscienza, che le politiche non sanno indossare, ma sovrumana intima nostra sì. Servirà a far capire, a chi arriva da questi campi di sterminio confinanti, che esistono ancora persone non norme o solo leggi, che li aspettano e rispettano, li accolgono, li salvano in nome di quella sola corte suprema, somma infinita e assoluta: il Sacro Sovrumano.

“Nonimpero”, abitato da ogni essere vivente, morente vivibondo, moribondo ma comunque sacro al di là di ogni decreto governativo, un vero ed unico Stato della Persona non delle cose, Stato del bene universale, no internazionale malintenzionato, che nessuna coalizione di governo sedicente tale, potrà mai far vacillare o sgretolare. Una invocazione: proviamo a smettere di far distinguo geo economico, politici sullo scalpo che si fa quotidianamente agli arrestati, violati, giustiziati, ed estinti, magari senza un capo d’accusa se non chi accusa perché capo, di ogni terra, di ogni galera, di ogni prigionia, nostre comprese ,e ancora davvero mai capite.

Cerchiamo cosa li unisce e uniamoci a loro, come una seconda pelle, anzi la prima. Difendiamoli da certi noi stessi, orbi di cuori e secchi di sangue, se non quello altrui versato. Tutto è collegato tutto é all'unisono: l’orchestra esiste perché il suono di tutti fa la musica. Ecco gli “accordi” che vogliamo, gli “accorgi” che fanno l’uguaglianza del diritto. Trasformiamo queste storie “note” in altre note e facciamole sentire a tutti. I sordi di professione capiranno comunque dal nostro “linguaggio dei gesti di rivolta” pacifica, che resteranno sempre più soli davanti alla corte dei conti, che ormai non tornano più (infatti certi “trattati” stanno sterminando i maltrattati). Mentre noi invece si, stiamo tornando! In noi, e in tutti quelli che non sono più in se, per colpa, dolo e preterinzionalitá dei “separanti imperanti”.

Troviamoci dentro: é l’unico modo per poter riuscire.