Carcere e Società
"limmaginato", riflettere sulla detenzione da una nuova prospettiva
Il libro fotografico dell'Associazione Cultura della Pace è stato presentato all'interno della Casa Circondariale di Arezzo: "Siamo tutti accomunati in quanto esseri umani". Sul sito di ttv.it un articolo di Desyré Baldacci sulla presentazione del libro
Riflettere sulla condizione carceraria da un punto di vista diverso e farlo attraverso l’occhio della fotocamera.
Questo è ciò che si è prefissata di fare l’Associazione Cultura della Pace con il libro “limmaginato”, raccolta di fotografie di Riccardo Lorenzi frutto di un lungo progetto didattico che ha visto il coinvolgimento di alcune classi del Liceo “Città di Piero” di Sansepolcro e i detenuti della Casa Circondariale di Arezzo.
L’interessante opera fotografica racconta il carcere da una nuova prospettiva, ovvero quella degli studenti, degli ospiti e degli operatori della struttura aretina e nasce con l’intento di far riflettere sulla condizione dei detenuti evidenziando l’importanza della dignità della persona; queste tematiche sono state anche al centro di un incontro di presentazione organizzato la scorsa settimana proprio all’interno della Casa Circondariale di Arezzo alla presenza dei vertici dell’istituto penitenziario, del garante dei diritti dei detenuti della Regione Toscana, dell'Associazione Cultura della Pace e di una rappresentante degli studenti che hanno partecipato al progetto.
Tanti gli spunti di riflessione che sono emersi nel corso della giornata, fra tutti la condizione dei detenuti nelle carceri italiane e di come queste, troppo spesso, vengono considerate come mondo a sé stante e lontano dalla società civile. Come spiegato dal professor Leonardo Magnani, infatti: “per l’Associazione Cultura della Pace il carcere deve essere un luogo il più possibile integrato nella comunità e il libro limmaginato porta con sé un messaggio importante, ovvero che siamo tutti accomunati in quanto esseri umani”.
A chiusura della giornata la donazione del libro a tre ospiti della Casa Circondariale che hanno partecipato al progetto prestando il proprio volto; ognuno di loro ha poi raccontato la propria esperienza personale mettendo in evidenza l’importanza di questo tipo di progettualità.