Bergonzoni: le istituzioni facciano scuola

O si Mattarella o si manganella


Bello sarebbe se le istituzioni facessero scuola, passando alla storia, per esserne parte a prescindere dalla propria barricata, arma, o dal tal governo. Invece accade il contrario. Considerazioni semiserie (ma molto serie) di un attore comico sui fatti di Pisa. Alessandro Bergonzoni, Premio Nazionale "Cultura della Pace-Città di Sansepolcro", 2022, su la Repubblica, del 1 Marzo 2024


O si Mattarella o si manganella. Cosa “colpisce” di più di certi poliziotti e incerti governi? Dopo il contundere fisico, colpisce che siano incerti sul fatto che si possa chiedere scusa, si possa passare a parlare con chi hai davanti e non solo soverchiarlo. Incerti che creare paura non paga né uno stipendio basso né la convivenza tra istituzioni e cittadini tanto meno adolescenti.

Sui morti, si sa, decide la scientifica, su feriti e contusi la classica, verità, il rispetto non della scienza ma della coscienza, prima ancora della conoscenza; deciderà una nuova arte del viversi, capirsi, ascoltarsi, non del vicendevole convincersi o peggio volerla vinta.

I partiti, i partenti, i patiti, i patenti, la viltà, la civiltà, l’integrità, la folla, la follia… Il bastone è la carota? Come si conquista una generazione che non vuole degenerare ma generare, sapere, dire, fare, dare? Chi sarà il “bastone” della loro vecchiaia? E la sicurezza del loro e nostro sviluppo? Ci vogliono le prove per accusare? Le stanno già facendo, le prove, per vedere se chi ha la testa dura impara e cede.

Ma cedevole è un governo che non vaglia ma reprime, non insegna a chi vuol protestare e conoscere ben altro, per imparare e non imperare: questo ce lo possono insegnare proprio i ragazzi, ci avete mai pensato? La situazione evolve? È ormai evoluta o è voluta, per dare un segnale esemplare sullo scontro evitabilissimo?

Esemplare deve essere il rispetto dell’altro anche se sembra infastidisca o si ribelli come a Pisa: chi è governo, senza omertà o connivenze, deve essere preparato a responsabilità maggiori e trasparenza totale, pronto al massimo a contenere, non accanirsi. A quando uno studio ed una nuova ricerca sul metodo di formazione di un agente per dire che fa il suo dovere, non potere? Che poetica cambiare per trovare nuovi “versi” adatti, e rispondere per le rime senza che si versi sangue? Viola violino violenza, fiore colore musica o indecenza, “colpi di grazia” e garbo, che favoriscano il convivere, o solo veemenza preventivo strategica? Violazioni: gradazioni del livido che resta su chi è arrestato e “battuto” ma anche sul corpo dello Stato (che non dovrebbe avere altre cicatrici da nascondere).

Non parlo solo di studenti ma anche detenuti, migranti e dissidenti di coscienza, in tutto il mondo sedicente democratico. Non tutti gli agenti sono uguali: atmosferci, patogeni, penitenziari, speciali o reagenti, chimici, fisici, cinici, lucidi… Non tutti i “guardiani” dell'ordine e delle vite in sicurezza, eccedono e proprio per questo si deve isolare, fermare certo sadismo ridente e irridente, perfino davanti alle telecamere. Figuriamoci senza essere visti cosa si può immaginare accada. Non è certezza ma dubbio sì, e tanto, permettetecelo, senza essere bollati di sfiducia nella polizia, ma proprio per poter dire un giorno serenamente il contrario.

Certo che c’è differenza tra rei e non rei, tra un sit in e irruzioni in luoghi sensibili, ma c’è differenza anche tra rinchiusi senza un motivo perché fuggiti dalle guerre e dalla fame e violentatori seriali, o condannati con pena passata in giudicato.

I numeri parlano da soli? Feriti venti manifestanti, dieci poliziotti, due passanti? L’uomo non è un numero, il casco però può averlo, un numero identificativo, (al pari di un ministro che oggi vuole “identificare” il primo che passa), per vedere chi è consapevole o inconsapevole, se eccede per non cedere, se abusa del suo dovere. Servirebbe per riconoscere il corpo, l’anima, il cuore, la testa di chi lo indossa, non per vendicarsi! È così difficile da accettare? Magari (è una mia accalorata proposta-richiesta) dopo i necessari provvedimenti del caso sui responsabili, si potrebbe farli incontrare in un luogo sicuro, come una classe, per parlare dei loro gesti inconsulti, e tranquillamente scambiarsi opinioni non colpi.

Per non dover arrivare a riconoscere un ennesimo cadavere in obitorio, ma conoscersi per la prima volta direttamente, come tra padri e figli, e leggere e tradurre insieme concetti come sostenibilità (anche di chi reputiamo insostenibile), clima (anche quello che si respira nei luoghi di pena, cura, lavoro e studio), pace e non violenza (da indossare ed abitare in qualsiasi situazione e dentro qualsiasi camice, divisa o tuta col cappuccio), cambiamento (interiore e di regole da migliorare per il bene di tutte le categorie).

Bello se le istituzioni facessero scuola, passando alla storia, per esserne parte a prescindere dalla propria barricata, arma, o dal tal governo. Bello studiare, come fare scuola senza disfarla e terrorizzare nessuno, magari servirebbe a convincere che bullismo e violenza, di genere e in genere, hanno i giorni contati se si parlasse davvero di non violenza in assoluto. Bella la contrapposizione se si sa che può esistere senza contusi né danneggiare vetrine, macchine, negozi, senza punire, umiliare, atterrire e atterrare chi fa costituzione attiva: è un dovere di quel mestiere saper proporzionare la reazione a seconda della condizione, altrimenti non si è adatti. Mi hanno chiesto se volessi ricoprire una qualche carica dello Stato ed io ho subito chiesto ricoprire di cosa? Credo nelle istituzioni (fino a prove contrarie e vergognose), ma soprattutto credo nelle “restituzioni”: della dignità, della libertà di manifestarsi e manifestarci che non è solo mobilitazione ma nobilitazione. Certo che chi invade una Nazione (ma anche una nozione: la nozione di lecito, necessario, rifiuto e critica) resta il principale colpevole, i reati vanno puniti (non con altri reati), gli irriducibili vanno contenuti e arrestati non torturati da un sevizio d'ordine.

Essere forze di Polizia necessita di una formazione assoluta a 390 gradi, non di pregiudizio, per nessuno, e non lasciata al fai da te. Così come armare ha un limite invalicabile quando ha a che fare col mercato e la vendita indiscriminata per fini biecamente economici, la pace non è utopia ma vita da dare per risarcire popolazioni occluse da guerre intestine a volte accese da noi, non pensando ai civili che si sa bene vengono usati come scusa per propendere dalla parte di chi li cita a turno, per approfittare del fine che giustifica i mezzi militari di pulizia etnica di impoverimento colposo).

Per fortuna molti genitori e soprattutto professori, a cui son grato per la grazia costante tenace e pura, vogliono aprire la testa degli studenti in un’altra maniera, per non farli sentire “minorenni non accompagnati”, per non lasciarli soli in mezzo al mare di guai, (imbottigliati in una strada che dovrebbe essere quella del sapere con tante vie di uscita), come ONG che s’occorre l’educazione, per arrivare all’istruzione di massa, bomba non atomica né nucleare, che non parla di torto e ragione, ma chiede il ragionamento.

È ragionevole auspicare ci sia presto una grande “Manifestazione d’Affetto” internazionale dove si scenderà nelle piazze d’ogni terra per amore comune, per essere di nuovo un bene ed il bene.

Amore per il diritto (non per il più dritto), per la salvezza dell’essere, per capire lo sconosciuto, e ideare, creare, rievoluzionare l’animo umano, da dove nasce ogni odio o beltà, come in chiunque si senta o no “superpotenza”.

Per non dire più: come siamo ridotti, e ridurci a un punto nero regimental sulla faccia della terra (che questa generazione Z adora più di noi, senza compromessi).

Come sei ridotto se colpisci un ragazzo fuori da una scuola, con foga e derisione e senza lasciare alcuna via di fuga? Come sei ridotto se non sai sederti attorno a un tavolo e rimetterci qualcosa per finire ogni battaglia senza vincerla? Come sei ridotto se te la prendi con un carcerato inerme in dieci contro uno, in una cella a Reggio Emilia Italia, per esempio, non solo in Iran, Egitto, Ungheria, Russia, Libia, America…Sei ridotto a mestiere, a divisa, a ruolo, non a persona, essere e anima e neanche a vero agente. Questo è ciò che per me, non poliziotto, studente, politico né legislatore, ma solo artista e cittadino sconfinato, è “manifesto”. Il verbo di questa parola non sia mai voce strozzata né silenziata.