Situazione in Ucraina

Ucraina: 23 mesi di guerra e nessun negoziato in vista. Il Punto

Sul sito www. unimondo.org un articolo di Raffaele Crocco sulla situazione del conflitto tra Ucraina e Russia

Sono praticamente 23 mesi di guerra, poco meno. Sono 687 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina e nulla si muove ancora sul tavolo dei negoziati. L’unica azione politica dei contendenti è nella ricerca, a livello internazionale, di alleati economici e di fornitori d’armi. Per il resto, si combatte senza sosta. I bombardamenti continuano. Decine di civili continuano ad essere colpiti e quasi l’intera Ucraina è priva di corrente elettrica in questi giorni: significa morire, o quasi, di freddo. Per i civili oltre al rischio di essere colpiti dalla bombe e alla fuga da casa, è lo spettro del freddo e della mancanza di servizi a avanzare.

Ragionamenti ed analisi, quindi, continuano a concentrarsi su ciò che accade al fronte. Le armi conducono il gioco. L’intelligence britannica sostiene che, negli ultimi giorni, la guerra vive due fasi distinte e simultanee: da un lato si nota la totale staticità, dall’altro ci sono “avanzate russe molto graduali e locali, in settori chiave”. Dove? “A nord, vicino a Kupiansk – scrive il rapporto – il gruppo di forze occidentali russe continua a condurre operazioni offensive su larga scala, ma inconcludenti. Nell’oblast settentrionale di Donetsk, l’Ucraina ha mantenuto una linea del fronte stabile di fronte ad attacchi russi su piccola scala attorno a Bakhmut”. Altrove, nel Donetsk centrale, è sempre la città di Avdiivka ad essere contesa. Il rapporto ricorda che la guerra in corso è vecchia di quasi 10 anni, è lì ad uccidere dal 2014. “Le forze russe – scrivono di conseguenza gli analisti britannici – hanno consolidato i progressi vicino Marinka di fine dicembre 2023, che li hanno visti avanzare verso il limite occidentale della città dopo nove anni di combattimenti in quest’area”. Infine, si parla del fronte Sud, dove “le forze russe aerotrasportate hanno molto probabilmente ottenuto risultati minimi per la rimozione della testa di ponte ucraina sulla riva sinistra del fiume Dnipro attorno al villaggio di Krynky”.

Non ci sono le condizioni, quindi, per la vittoria militare di uno dei due contendenti. Secondo gli analisti internazionali, in questa fase è senz’altro la Russia più attiva dal punto di vista militare, ma senza risultati determinanti. Anzi: per gli statunitensi dell’Institute for the Study of War, le forze armate russe non sono in grado, in questa fase, di condurre operazioni significative per la conquista o la riconquista di territori. In un documento consegnato al governo, il centro studi spiega che, soprattutto nell’area di Kharkiv “un’incursione russa di 15 chilometri di profondità e diverse centinaia di chilometri di larghezza costituirebbe un’enorme impresa operativa. Questo richiederebbe un raggruppamento di forze molto più grande e dotato di risorse significativamente migliori rispetto a quelle che le forze russe attualmente hanno concentrato lungo l’intero confine internazionale con l’Ucraina, soprattutto nell’oblast di Belgorod».

Insomma: Putin in questa fase non ha i mezzi per ordinare un’offensiva definitiva, capace di portargli una vittoria militare. E questo, alla vigilia delle presidenziali russe di marzo, è un problema per il Capo del Cremlino. La vittoria alle urne sembra essere in ogni modo garantita, ma una guerra che si prolunga nel tempo, senza risultati concreti, rischia di rivelarsi un boomerang. Per gli osservatori internazionali, questa situazione crea un pericolo concreto: che Putin decida di mettere fine alla guerra in modo drastico. Come?   Utilizzando armi nucleari tattiche o ordinando un attacco chimico o batteriologico. Una scelta devastante, che aprirebbe scenari apocalittici e spianerebbe la strada alla possibilità di una discesa in campo di Stati Uniti e Nato.  Allora sì, il rischio di una guerra globale diventerebbe concreto.